mercoledì 20 agosto 2014

L'effetto Fungo

ovvero perchè le cose non spuntano dal nulla

Ho spesso notato in certi documentari, libri o blog che trattano di teorie pseudo archeologiche o misteriose, come quella degli antichi alieni, degli antichi astronauti e quella degli oopart (cioè degli oggetti fuori posto), una tendenza a snaturare alcuni ritrovamenti archeologici o innovazioni tecniche raggiunte dall'uomo togliendole dal loro contesto storico e culturale. Io lo chiamo "effetto fungo" perchè sembra che certe cose spuntino dalla mattina alla sera, proprio come i funghi. Visti in quest'ottica è chiaro che sono difficili da spiegare e sembrano misteriosi. Chi studia archeologia sa bene invece che tutto è interconnesso. Infatti, uno dei metodi di datazione è proprio quello di confrontare, per esempio, un vaso di ceramica di cui non si hanno indicazioni cronologiche, con altri  simili di cui invece sono note. Se si trovano due vasi simili si può dire con una certa sicurezza che il primo vaso sia stato fatto circa nello stesso periodo del secondo. Questo ragionamento di solito si applica a tutti i materiali e le strutture rinvenuti in un sito (come ceramica, metalli, oggetti d'ornamento, case, modo di costruire i muri...) per cui tutto è inserito in un contesto ben preciso. Per spiegarmi meglio vorrei fare due esempi. Il primo è molto noto, mentre il secondo è una mia constatazione.

Il sarcofago di Pakal o l'astronauta di Palenque

Il primo esempio tratta della teoria degli antichi astronauti e degli oopart. Infatti questa sarebbe la raffigurazione chiara ed evidente di un razzo che, con una persona a bordo, si prepara a partire.

Questa raffigurazione appare sulla lastra di un sarcofago  ritrovato nel Tempio delle Iscrizioni di Palenque. In molti libri o blog la rappresentazione non solo è messa in orizzontale, ma viene semplificata evidenziando alcuni particolari e ignorandone altri. Inoltre bisogna tenere presente che, come spesso accade, la prova che questo rilievo rappresenti davvero un'astronave è solo visiva e a discrezione di chi la guarda (cioè: si vede chiaramente che è un'astronave, cos'altro potrebbe essere?). Anche un'osservatore casuale può notare, osservando l'immagine, che alcune cose non tornano. Per esempio: perchè Pakal (o il dio Kulkan, come sostengono alcuni) è vestito solo con un gonnellino se deve affrontare un viaggio nello spazio? Perchè c'è un galletto sulla cima del razzo?
Ma, oltre a queste domande, ho portato questo esempio per dimostrare come si operano i confronti in archeologia. Infatti questo ritrovamento va analizzato inserito nel suo contesto storico e culturale. Vediamo come.
La prima constatazione potrebbe essere che, confrontando l'uomo qui rappresentato con altri ritrovamenti, si nota che indossa vestiti e ornamenti propri di un nobile maya del 700 d.C. ritrovati nei siti archeologici o presenti in altre raffigurazioni. In secondo luogo, studiando i resti umani rinvenuti nel sarcofago e le iscrizioni sui lati, si è potuto stabilire che era la sepoltura del nobile Pakal, vissuto probabilmente tra il 603 e il 680 d.C (dunque una persona umana, i cui resti erano nel sarcofago). Infine, grazie ai confronti con altre raffigurazioni che presentano gli stessi simboli e il collegamento con le ideologie maya legate alla morte, si è potuto capire che l'oggetto a croce (che viene interpretato come il corpo del razzo) è la rappresentazione della sacra pianta del mais (fonte di vita e dunque molto importante nella simbologia del periodo). Sulle sue braccia si snoda un serpente a due teste e un quetzal è appollaiato sulla cima. Ai lati di Pakal nascono dalla terra alte foglie di mais (simili a quelle riscontrate in bassorilievi dedicate all'argomento) e sotto di lui incombe il Mostro Terrestre, guardiano dell'oltretomba. 
Guardando il disegno in quest'ottica, e cioè calato nel suo contesto storico e culturale, si vede chiaramente come sia solamente la raffigurazione delle credenze religiose del periodo.

Chi ci donò la tecnologia?

Il secondo esempio che voglio fare riguarda un'innovazione tecnologica: la fusione dei metalli e in particolare del rame. Ho visto un documentario tempo fa che si chiedeva come fosse impossibile che l'uomo avesse scoperto la tecnologia del rame, essendo questa comparsa improvvisamente in una zona circoscritta del pianeta. Dunque doveva essere stata per forza insegnata da qualcuno più avanzato tecnologicamente: gli antichi alieni. In molte argomentazioni compare un tema simile: l'uomo non sarebbe stato in grado di inventare questa cosa, qualcuno deve avercela insegnata..se ci sentissero gli illuministi! Mi stupisco sempre di quanta poca fiducia abbiano queste persone nel genere umano! Inoltre ci dobbiamo ricordare che l'Homo Sapiens, fin dalla sua comparsa, aveva già un cervello praticamente uguale al nostro e quindi capace di pensare e ragionare proprio come facciamo noi. Non erano dei mentecatti solo perchè vivevano migliaia di anni fa!
Ma torniamo alla tecnologia del rame. Ecco cosa ci dicono le fonti archeologiche.
Per prima cosa bisogna ricordare che il rame non è il primo metallo utilizzato dall'uomo, infatti fin dal Paleolitico l'uomo utilizzava oro, argento e rame nativo (che si trova in natura) per fare piccoli oggetti di ornamento. In questo caso non era necessario fondere il metallo perchè bastava batterlo con un martello per dargli la forma voluta. Il primo timido esempio di fusione di cui abbiamo notizia riguarda proprio il rame nativo, presente in natura e che può essere fuso a basse temperature, e si trova a Cayonu Tepesi in Turchia. Risalgono infatti a 9 mila anni fa piccoli oggetti come perline e uncini. Successivamente questa tecnologia si diffuse nel Vicino Oriente e in Europa, ma rimase sempre appannaggio di artigiani specializzati.
In questo caso si vede come estrapolando un dato (l'uomo impara a fondere i metalli) dal suo contesto questo diventi inspiegabile. Infatti, prima della fusione del rame l'uomo conosceva già i metalli e li usava. Li modellava con il martello per dargli la forma voluta. Mi immagino uno scenario in cui una sera ad una donna cade un fermatreccia nel fuoco. Il metallo si scioglie, ma una volta spento il fuoco, mentre sta pulendo le braci, si accorge che si è di nuovo indurito. Poi bisogna ricordare che all'inizio venivano prodotti oggetti molto piccoli e fragili. Solo dopo molte sperimentazioni (e molti anni) vennero realizzati strumenti più grandi come asce e coltelli. Il metallo venne reso più duro con l'aggiunta dell'arsenico e questo portò successivamente alla realizzazione di una lega formata da rame e stagno: il bronzo.

Bibliografia:
- http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100249
- Massimo Polidoro, Gli enigmi della storia, un'indagine storica e scientifica da Stonehenge al Santo Graal

Mandatemi le vostre segnalazioni di misteri archeologici che volete approfondire!

martedì 12 agosto 2014

L'antica Città di Rama

Un mistero dalle molte facce.

Dopo una settimana di ricerche devo dire di aver capito davvero poco di questo mito e la questione richiederà ulteriori approfondimenti da parte mia. Di solito le teorie mysteriche si basano su una lettura non tradizionale di testi più o meno antichi o di reperti archeologici. In questo caso invece ho trovato molti siti internet che parlano di questa città, che sarebbe una megalopoli litica che occupava tutta la Val di Susa fino all'attuale Torino, ma non ne ho trovato nemmeno uno che citi uno straccio di fonte. Ognuno ne parla come un dato di fatto, parlando di antiche leggende medioevali (senza riportare però gli autori o comunque un posto dove si possano leggere), druidi, celti, templari e chi più ne ha più ne metta (mancano solo vampiri, zombie e Gesù) in un minestrone alquanto sfocato. Inoltre i diversi siti internet non concordano su alcuni particolari. Ora, io non voglio mettere in dubbio le antiche tradizione druidiche alla base di alcuni culti ancora presenti in valle, però ho rilevato alcuni falsi storici che non posso non commentare. Dunque mi concentrerò sulle tematiche storico-archeologiche, tralasciando per ora gli altri aspetti.

Quello che ho capito sull'Antica città di Rama:

Allora, la città di Rama è una città megalitica sorta in Val di Susa in tempi molto remoti in cui si coltivavano le arti e la scienza in modo pacifico. E' collegata al mito di Fetonte che rubò il carro al paparino Apollo per farsi un giretto, ma stava mandando in fiamme tutto il globo, per cui Giove lo fece precipitare dove si incontrano due grandi fiumi: il Po (conosciuto come Eridano) e la Dora (non esistono più i giovani di una volta!). In questo luogo il dio si fermò e rivelò le sue conoscenze agli uomini (ma quello non era Prometeo?) forgiandole poi in una ruota d'oro, rimasta come simbolo della città.
La città viene descritta come una megalopoli ante litteram, con mura ciclopiche che correvano nella valle per 27 km e portici di pietra. 
Alcuni siti citano Platone. Egli credeva che il mito di Fetonte fosse una metafora per descrivere i meteoriti che ogni tanto colpiscono la terra. La Val di Susa è stata colpita da meteoriti, ma non in epoche storiche. Lo schianto infatti risale all'epoca dei dinosauri. Dunque anche la fondazione della mitica città risalirebbe a questa epoca, ma gli uomini, secondo la scienza, non c'erano ancora..come spiegare questa contraddizione? Forse c'erano altre forme di vita intelligente.
Poi, in epoche più recenti, le leggende locali riportano che un popolo dalla pelle scura, forse i Pitti, si stabilirono nella regione e si mescolarono alla gente del luogo.
La città di Rama è stata infine distrutta da una gigantesca slavina che l'ha sepolta. Hanno contribuito anche gli Etruschi, che invasero il Piemonte provenendo da Sud.
Queste leggende furono raccolte da alcuni storici di inizio secolo, ma poi sono state dimenticate. Uno di questi sarebbe Casalis, che nel suo "Dizionario Geografico degli Stati Sardi" citerebbe il nome "Rama" sotto la voce "Chiavrie".
Ce ne sarebbe ancora da raccontare, anche perchè i diversi siti internet che ho trovato non concordano su molti particolari, ma mi sembra sufficiente fermarmi qui.

Cosa dice l'archeologia ufficiale?

Inizio con una domanda: come è possibile che sia esistita una città tutta in pietra che andava dal Roccia Melone a Torino e non ne sia rimasta traccia archeologica? La parte in valle potrebbe essere stata sepolta da una slavina sotto metri di terra, ma la parte in pianura? Inoltre, anche nel caso di una slavina così consistente da seppellire la città molto in profondità, qualcosa sarebbe venuto fuori comunque, per esempio facendo i piloni dei ponti dell'autostrada o anche solo le fondamenta delle case. Pompei è stata sepolta da un vulcano, eppure oggi noi la conosciamo. Lo stesso vale per Santorini.
Alcuni siti riportano delle foto di mura di pietra che sarebbero appartenute a questa città. Purtroppo non indicano dove sono state trovate, per cui non mi è stato possibile indagare ulteriormente. Comunque la mia domanda è: perchè dovrebbero far parte proprio della città di Rama? non potrebbero essere invece romane o medioevali? In Val di Susa i Romani erano molto presenti perchè era una via privilegiata per la Gallia Cisalpina (ricordiamo le ville romane di Caselette e Almese) e per lo stesso motivo l'occupazione intensa continua in epoca medioevale (Sacra di San Michele e Novalesa). 
Parliamo ora di Fetonte. Questo mito racconta effettivamente che Fetonte, il figlio di Apollo, rubò il carro al padre e venne abbattuto da Zeus pechè stava volando troppo basso. Secondo la leggenda ufficiale però lo schianto avvenne alla foce dell' Eridano (il fiume Po) e quindi tra le attuali Emilia Romagna e Veneto. Sempre legata a questo mito viene riportata la teoria di Platone (che non ho potuto verificare perchè non è indicato in quale libro viene riportata..e ne ha scritti un bel po'!). Quello che segue è un classico esempio di metodo scientifico applicato al contrario. Seguiamo insieme i passaggi: Platone dice che il mito di Fetonte è una storiella per spiegare le cadute di meteoriti (il fatto che lo dica Platone in ogni caso non vuol dire che sia effettivamente così). In Val di Susa è caduto veramente un meteorite, ma all'epoca dei dinosauri. Allora la città di Rama è stata fondata all'epoca dei dinosauri. Però non c'erano ancora gli uomini..allora ci devono essere state altre forma di vita intelligente. Perchè dico che è un ragionamento al contrario? perchè parte da una teoria (la città di Rama è legata a Fetonte) e dopo va a cercare la spiegazione, prendendo solo quello che fa comodo e tentando di spiegare quello che non torna con altre teorie non dimostrate. Invece bisognerebbe partire dai fatti (cioè, in questo caso, dai reperti archeologici) e poi tentare (se è possibile) di ricostruire una spiegazione probabile. Inoltre bisogna essere consapevoli che la ricerca va avanti e un domani le teorie che si sono trovate oggi andranno riviste e ricorrette alla luce delle nuove scoperte. Dunque la conclusione logica sarebbe stata: la città di Rama, se esiste, non è legata al mito di Fetonte.
Andiamo avanti con l'analisi e veniamo alle epoche storiche. Secondo una leggenda locale alcuni uomini scuri, i Pitti, avrebbero invaso la zona. I Pitti erano un popolo vissuto in Scozia e scomparso dopo che la loro terra venne invasa dagli Irlandesi (da cui discendono gli Scozzesi attuali). Venivano chiamati così dai romani perchè si dipingevano la faccia e il corpo. Si conservano solo due parole nella loro lingua che sono slogan (urlo di guerra) e clan (vi butto lì pure la curiosità!). Dal punto di vista archeologico non vi sono prove che siano giunti in Piemonte, e nemmeno che abbiano mai superato il vallo di Adriano, impegnati come erano a difendersi dai Romani. Inoltre nel 3000 a.C. non siamo neanche sicuri che esistessero già come popolo (infatti questo periodo viene chiamato di "etnogenesi", cioè formazione di popoli). Poi, essendo scozzesi, è più probabile che avessero la pelle chiara. Per quanto riguarda gli uomini scuri, questa è una leggenda molto diffusa nelle nostre valli (non solo quella di Susa), ma, per ora, non trova riscontri archeologici.
Veniamo agli Etruschi. Essi effettivamente si spostarono dalla loro patria (situata tra la Toscana e il Lazio settentrionale). A Sud (in Campania) fondarono delle vere e proprie città, mentre a nord fondarono degli empori commerciali, come per esempio quello del Forcello in provincia di Mantova. In Piemonte non si trovano però nemmeno quelli, ma soltanto delle stele scritte nella loro lingua, forse segno che alcuni mercanti si spingevano fino a quì per intercettare la suddetta via per le Gallie. 
Ultima considerazione. Vengono menzionati degli storici di inizio secolo che avrebbero raccolto queste leggende, poi scomparse. Non sono riuscita a trovare tutti i libri citati, ma un'amica che lavora all'archivio di stato ha cercato nel "Dizionatio Geografico degli Stati Sardi" di Casalis la voce "Chiavrie" e non ha trovato alcuna citazione del nome Rama. 
Da parte mia ho intervistato un esperto di folklore locale che mi ha detto delle cose molto interessanti. Innanzi tutto le leggende sono sempre molto dettagliate (è il caso anche della città di Rama) e legate ad un luogo specifico. Nascono per rispondere ad un disagio che, venendo spiegato, trova la sua soluzione. Per esempio: come ha fatto l'uomo a costruire il torrione del forte di Fenestrelle che sembra nasca direttamente dalla roccia? Deve essere stato il diavolo! Un'altro esempio è la leggenda degli uomini scuri che tentano di integrarsi, ma non ci riescono: due culture diverse difficilmente possono convivere. 
Vi lascio con una vignetta che a mio parere spiega molto bene quello detto sopra sul metodo scientifico (grazie Marta!)